Come capire se i progetti europei (o specifici fondi e programmi) fanno per noi? Cerchiamo di capirlo insieme, in sette punti.

Bandi europei accessibili a tutti? Una domanda frequente

L’accessibilità dei fondi europei è un tema molto frequente nell’ambito dell’europrogettazione. Molte organizzazioni non vi si avvicinano per timore che rappresentino un’avventura “più grande di loro”; altre vi si avvicinano con fin troppa leggerezza; altre si scoraggiano di fronte a una delle molte difficoltà che possono incontrare sul percorso, e a volte non vi si avvicinano più. Ma molte altre, fortunatamente, anche se non sempre al primo tentativo, possono raccontare esperienze di successo.

Abbiamo già dedicato un post a questo tema, ma riteniamo utile un approfondimento. Buona lettura!

Non sottostimare

L’avventura di un programma europeo è sicuramente un’esperienza che consigliamo: non soltanto come punto di accesso a nuove risorse, ma anche per la ricchezza di idee, contatti e nuove opportunità che può generare. Tuttavia, è opportuno non sottostimare l’impegno richiesto dai bandi, soprattutto per alcune categorie di programmi più complesse (come ad esempio i grandi programmi comunitari più ambiziosi e “di frontiera”) e soprattutto per organizzazioni più piccole e meno strutturate. Considerare i progetti europei come uno sportello di risorse cui attingere può creare false percezioni e delusioni. Ogni tipo di progetto richiede idee, impegno, tempo e risorse: prima di lanciarsi nell’avventura è opportuno considerare bene le richieste del bando e la misura in cui l’organizzazione ci si può investire.

Non spaventarsi

Non per questo (ovviamente) occorre escludere a priori i bandi europei dal novero delle opzioni possibili per finanziare il proprio progetto. In alcuni casi possono rappresentare la scelta giusta per accompagnare l’attività anche di una piccola organizzazione, di un gruppo di giovani o di una piccola impresa. Esistono infatti bandi comunitari (anche a gestione diretta) aperti e pensati per queste categorie di beneficiari, la cui complessità è commisurata alle capacità degli attori cui si rivolgono. La complessità di un bando rivolto alle “eccellenze” europee nell’ambito della ricerca non è comparabile alla complessità di un bando rivolto a giovani, studenti, insegnanti e animatori. Inoltre, una fetta molto ampia di “fondi europei” è gestita a livello locale: i bandi finanziati dai Fondi Strutturali hanno requisiti più semplici, ad esempio a livello linguistico, di partnership e di ambito d’azione.

Informarsi bene

Consigliamo in tutti i casi di informarsi bene. Le informazioni sono “a portata di mano” per i bandi dei Fondi Strutturali gestiti nella propria Regione, ma l’abbondanza delle fonti di riferimento rende ormai relativamente semplice informarsi anche su un programma o un bando comunitario, quantomeno per capire se esso è o no alla propria portata. È questo il valore del “cruscotto informativo” che la Guida presenta in associazione con ogni fondo e programma: una lettura dei documenti di riferimento permette di capire se il tipo di priorità, richieste e obiettivi è coerente con l’ambito d’azione della propria organizzazione. Ad esempio, la descrizione dei beneficiari e delle azioni ammissibili, contenuta nei bandi e nei regolamenti, permette di stabilire in prima istanza il grado di corrispondenza con l’“identikit” della propria organizzazione. Per molti programmi è inoltre possibile fare riferimento a punti di contatto o desk nazionali che forniscono sostegno in questa analisi; la rete EuropeDirect è a disposizione nelle principali città italiane per informazioni generali e di orientamento (particolarmente utili in una fase di valutazione).

Leggere bene

Leggere bene, in particolare i regolamenti e i bandi, è un’altra regola d’oro per evitare delusioni e incidenti di percorso. A volte questi documenti vengono analizzati alla luce di quello che si vorrebbe realizzare: il che è positivo, poiché è sempre necessario un certo grado di adattamento reciproco tra bando e idea progettuale, tuttavia è importante evitare che questo porti a trascurare dettagli importanti. Se un bando finanzia seminari o scambi di buone pratiche, non vale la pena dedicarcisi se si intende sviluppare un nuovo macchinario, a meno che questa idea non venga ampiamente (e consapevolmente) riadattata e circoscritta. Considerazioni ancora più stringenti vanno applicate ai criteri di ammissibilità. Per questo motivo, è difficile realizzare a priori una categorizzazione tra programmi e fondi comunitari “accessibili” e “difficili”: molto dipende dal bando e dalle specifiche caratteristiche dell’organizzazione e dell’idea progettuale.

Studiare il percorso

Studiare il percorso (anche soltanto come primo “esercizio mentale”) è un altro elemento fondamentale della valutazione. Due sezioni della nostra Guida sono particolarmente utili a questo scopo: la sezione di orientamento spiega cosa sono, perché esistono e cosa ci si aspetta da chi partecipa a un progetto europeo; la sezione “di metodo” illustra il modo in cui un progetto europeo dovrebbe nascere e svilupparsi. L’organizzazione deve essere pronta a entrare in questo ordine di idee e a intraprendere questo percorso, che è inizialmente concettuale e che diventa man mano sempre più operativo e impegnativo. Se i primissimi passi risultano ostici, è consigliabile farsi consigliare da apposite strutture (vedi sopra) o associarsi a entità già più pronte ad affrontare la sfida (vedi sotto).

Associarsi

In caso di dubbi, esiste la possibilità di associarsi come partner a realtà che già hanno affrontato questo percorso. Questa opzione è preferibile soprattutto se si stanno muovendo i primi passi nell’europrogettazione e soprattutto nell’ambito dei programmi europei più complessi. Avviare la propria esperienza come partner permette di capire un minimo di distacco in più come funziona “dall’interno” un progetto europeo, commisurare maggiormente il proprio impegno alla propria disponibilità ed essere esposti meno direttamente alle difficoltà gestionali di un bando e di un progetto. Per poter fare questo, è fondamentale restare in contatto con altri attori del settore ed estendere continuamente la propria rete di conoscenze in Italia e in Europa. Per questo, la nostra Guida dedica da sempre una certa attenzione al tema della ricerca dei partner. I progetti europei sono un’ottima scusa per ampliare il proprio approccio nel proprio settore di attività, stringere nuovi legami e accedere a nuove opportunità.

Attrezzarsi

Infine, prima di intraprendere l’avventura di un progetto europeo, è bene partire dal presupposto che si tratta di un percorso in salita. Per quanto sia complessa la fase di preparazione e presentazione di un progetto, essa non è l’unica: anche la gestione del progetto richiede risorse, procedure specifiche, attenzioni particolari e – ovviamente – tempo e impegno. È necessario essere pronti e avere a disposizione le risorse – soprattutto umane – necessarie a realizzarlo, per non essere colti di sorpresa (e successivamente travolti) dall’avvio di un progetto. In questo senso, valgono gli stessi consigli già forniti: è bene non sottostimare ma neanche spaventarsi, considerare che le richieste anche in termini di gestione sono molto diverse a seconda dei fondi, dei programmi, dei bandi e dei tipi di azione, appoggiarsi alle strutture di supporto dedicate, informarsi bene su criteri e richieste (anche, e forse soprattutto, in termini amministrativi e procedurali), studiare il percorso e associarsi con organizzazioni con maggior esperienza, o comunque in grado di condividere con la propria l’impegno di realizzare un progetto europeo.

Dite la vostra

Qual è la vostra esperienza? Questi consigli rispecchiano quanto vissuto dalla vostra organizzazione e avete altri consigli da proporre? Scriveteci via e-mail o sui nostri canali social (Facebook / LinkedIn). Siamo alla ricerca di nuove esperienze da presentare nella nostra apposita rubrica: la vostra storia potrebbe fare per noi.